Natale del Signore 

25.12.2025

In un clima di profonda elevazione spirituale e gioia comunitaria, la Parrocchia Madonna della Salute di Amendolara ha celebrato la Solennità del Natale del Signore nella Messa del Giorno del 25 dicembre. La liturgia, presieduta dal parroco don Nicola Mobilio, ha visto la partecipazione fraterna di don Franco Gimigliano, collaboratore parrocchiale, e del diacono don Vincenzo Gentile, in un'assemblea riunita per contemplare il mistero dell'Incarnazione nel suo significato più alto.

Don Nicola, nella sua riflessione, ha paragonato il mistero del Natale a un prisma che, a seconda dell'angolatura da cui lo si osserva, rivela immagini diverse. Se la liturgia della notte ci ha condotti per mano lungo le coordinate storiche e concrete del Vangelo di Luca — tra decreti imperiali, censimenti e la nascita fisica a Betlemme — la Messa del Giorno ci ha chiamati a un "salto di qualità" spirituale attraverso il prologo poetico di Giovanni.

«Oggi non contempliamo solo il Gesù della storia, ma la sua vera identità», ha esordito il parroco. L'invito è stato quello di superare un cristianesimo "ingenuo" o "spiritualmente bambino", che si ferma alle immagini troppo romantiche e sentimentaliste della stalla, del bue e dell'asinello. Don Nicola ha esortato la comunità ad andare oltre le note della fisarmonica e di Tu scendi dalle stelle per riscoprire che quel bambino è il Verbo eterno. Gesù, infatti, esisteva già "nel principio" di Dio, in un tempo che non è cronaca ma eternità: Egli è l'irradiazione della gloria del Padre e l'impronta della Sua sostanza.

Il cuore pulsante dell'omelia è stato il commento al versetto 14: "Il Verbo si fece carne". Don Nicola ha spiegato con forza che "farsi carne" per l'evangelista Giovanni non significa solo assumere uno scheletro umano, ma immergersi nella dimensione più fragile, decadente e peccatrice dell'uomo. È il mistero di un Dio che "decide di sporcarsi le mani con noi", attraversando le nostre sporcizie umane, i limiti e le contraddizioni per salvarci dall'interno. Un Dio che non guarda dall'alto come le divinità antiche, ma scende nel fango dell'umanità rischiando persino il rifiuto.

«Dio mai si stanca dell'uomo, siamo noi che ci stanchiamo di Lui», ha ricordato don Nicola, invitando tutti a non aver paura di lasciare che il Signore attraversi il proprio cuore, anche nei momenti meno belli. In un passaggio di rara intensità, il parroco ha voluto affidare l'augurio finale alle parole di Dietrich Bonhoeffer, il teologo martire ucciso dai nazisti nel 1945: «Quando Dio entra nella vita dell'uomo, non possiamo più dire di essere perduti o falliti. Dove l'uomo dice "perduto", Dio dice "salvato"».

Il mistero di grazia che la comunità parrocchiale ha celebrato oggi è dunque un inno alla speranza: il Natale è la certezza che, poiché Dio ha scelto di farsi carne e di abitare le nostre fatiche, nessuno è più solo. La salvezza non è un premio per i perfetti, ma un dono gratuito da accogliere per camminare con la schiena dritta verso l'obiettivo, certi che in Dio siamo eternamente salvati.


Nunzio Bartolini

Responsabile Comunicazione